OFFELLA
di
Bartolomeo Socchi detto il Platina (1475)
Una delle caratteristiche
del Platina e una dimostrazione delle sue « virtù » di letterato, è quella di accompagnare gran
parte delle ricette o da descrizioni di animali o vegetali impiegati, visti
alla luce dei trattati di zoologia e botanica, o da consigli
di quella che oggi definiremmo dietologia. Tutte divagazioni da cui Della onesta
voluttà ebbe fama
ai suoi giorni e nelle quali noi posteri vediamo, più o meno, delle chiacchiere
inutili. Questa offella anticipa i panzarotti napoletani attuali e
non ci sembra per nulla (la nostra versione si discosta pochissimo
da quella del Platina) un piatto « pericoloso », ma, al
contrario, una vivanda semplice e
gradevole. Ma il Nostro mette in guardia, nutre poco, si digerisce a stento, da imbarazzo di stomaco e fa venire i calcoli. Ma allora, vien fatto di concludere, caro il mio uomo, perché la consigli? Da parte nostra, è senza scrupoli di
coscienza che ne diamo la ricetta: l'offella è del tutto innocua.
Ingredienti (dosi per 4 persone): 200
g di farina bianca, una bustina di lievito per dolci (o
10 g di lievito di birra), acqua a sufficienza, 100
g di grana grattugiato, 100 g di formaggio fresco (crescenza
o mozzarella a dadini), 1 cucchiaio di uvetta, 1
pizzico di cannella, 1/2 bustina di zafferano, sale.
Impastare la farina con il lievito sciolto nell'acqua sufficiente, ottenendo una
pasta tipo pizza. Lasciarla lievitare alquanto.
Sbattere le uova, impastandole poi con i due formaggi, l'uvetta, sale,
cannella, zafferano. Le chiare debbono essere montate
bene, in modo che l'impasto, pur rimanendo morbido, riesca a stare unito.
Stendere
la pasta sul tagliere, formando la sfoglia, Dividerla in due, ottenendo due
dischi. Mettere al centro di ognuno metà dell'impasto; piegare, formando due
panze-rotti, simili a grossi ravioli. Spennellarli con poco uovo battuto, tenuto da parte.
Metterli in forno caldo (220 °C) sulla placca unta, fino a cottura: la pasta risulterà imbiondita, ma non troppo
scura. Servire tiepidi.
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