Il 5 maggio del 1946 (65 anni fa) la prima schedina del Totocalcio con il primo concorso SISAL
Sono
passati sessantacinque anni: era il 5 msggio 1946. Quel giorno, nacque
quello che sarebbe diventato il sogno degli italiani di cambiare vita,
il sogno da compilare in ricevitoria, quel sogno si chiamava (anche se
non ancora, in realtà) fare tredici, quel sogno sarebbe stato il Totocalcio.
Questa è la prima schedina del totocalcio concorso del 5 maggio del 1946
In quel «Tentate la fortuna al prezzo di un vermouth» c’è tutta l’Italia del dopoguerra, che la fortuna la tenterà eccome e la troverà anche, negli anni del boom. Tanto che la creatura di Della Pergola parte bene, finisce nelle mani dello Stato e cambia nome diventando Totocalcio.
Dopo un contenzioso giudiziario il Coni si terrà il Totocalcio mentre alla Sisal di Della Pergola e soci resterà il Totip, al tempo popolarissimo. Ricordiamolo: il Totip avevo lo stesso principio del Totocalcio, ma era applicato all’ippica - Totip infatti è l’acronimo di Totalizzatore Ippico - ma come si dice in questi casi, quella è un’altra storia: che finì nel 2007.
Il boom del Totocalcio nel dopoguerra lo ricordò Sergio, uno dei figli di Massimo della Pergola in questo pezzo del 2006, quando la mente di Totocalcio e Totip morì all’età di 94 anni
Pochissimi giocano ancora al Totocalcio: troppo complicato, troppo difficile vincere - ma lì vorrei chiedere l’opinione di un esperto di statistica… - troppo allettanti, colorate e seducenti le alternative. Troppe le agenzie di scommesse, troppi i gratta e vinci dal tabaccaio, troppi gli altri modi di tentare la fortuna, primi fra tutti il Superenalotto.
E tra le colonne della schedina si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.
Al tempo però era ancora Sisal, e si vinceva col
dodici, non col tredici. Per decenni il Totocalcio oltre ad aver
arricchito un po’ di italiani, ha fatto molto di più: ovvero ha
sostenuto con i suoi incassi lo sport italiano. Tutto nacque da un’idea
di Massimo Della Pergola, giornalista sportivo della Gazzetta dello
Sport.
Terminati gli anni della guerra - dove era stato
licenziato in quanto ebreo dal giornale in cui lavorava - Della Pergola
finì anche internato in un campo di lavoro in Svizzera. Lì ebbe l’idea,
che una volta terminate le ostilità e fatto ritorno a Milano avrebbe
applicato insieme a due colleghi, Fabio Jegher e Geo Molo…
Ecco come ricorda quella primissima fase Pietro Veronese in un pezzo uscito su Repubblica Affari e Finanza qualche tempo fa:Questa è la prima schedina del totocalcio concorso del 5 maggio del 1946
L’idea viene a un giornalista triestino che meno di dieci anni prima era stato epurato, licenziato in tronco perché ebreo. Si chiamava Massimo Della Pergola. Alla Liberazione è rientrato dalla Svizzera dov’era fuoriuscito ed era stato internato, lavora alla Gazzetta dello Sport. Fonda una società, la Sisal, inventa la schedina, lancia il concorso. L’obiettivo è fare 12, indovinando se in ciascuna delle dodici partite vincerà la squadra di casa (1), quella ospite (2) oppure sarà pareggio (ics). «Tentate la fortuna al prezzo di un vermouth», dice lo slogan: trenta lire la puntata. L’inizio, il 5 maggio 1946, è stentato, ma il successo arriva molto presto. Nel 1948 il presidente Luigi Einaudi nazionalizza l’invenzione di Della Pergola: è diventata troppo ghiotta perché lo Stato rinunci a guadagnarci sopra.Questa è una delle del 1951
In quel «Tentate la fortuna al prezzo di un vermouth» c’è tutta l’Italia del dopoguerra, che la fortuna la tenterà eccome e la troverà anche, negli anni del boom. Tanto che la creatura di Della Pergola parte bene, finisce nelle mani dello Stato e cambia nome diventando Totocalcio.
Dopo un contenzioso giudiziario il Coni si terrà il Totocalcio mentre alla Sisal di Della Pergola e soci resterà il Totip, al tempo popolarissimo. Ricordiamolo: il Totip avevo lo stesso principio del Totocalcio, ma era applicato all’ippica - Totip infatti è l’acronimo di Totalizzatore Ippico - ma come si dice in questi casi, quella è un’altra storia: che finì nel 2007.
Il boom del Totocalcio nel dopoguerra lo ricordò Sergio, uno dei figli di Massimo della Pergola in questo pezzo del 2006, quando la mente di Totocalcio e Totip morì all’età di 94 anni
“Aveva la consapevolezza - spiega il figlio Sergio, professore all’Università di Gerusalemme - che, grazie alla sua idea veramente unica, lo sport italiano si era rimesso in piedi dopo il disastro della guerra. Sapeva di aver contribuito alle Olimpiadi invernali di Cortina nel ‘56, alle Olimpiadi di Roma nel ‘60 e a tutto quello che è stato poi organizzato dal Coni. Questa era la sua grande speranza quando creò la Sisal”Era vero: il Totocalcio nel dopoguerra nutrì lo sport italiano, e al contempo faceva sperare agli italiani del boom di cambiare macchina, casa, di saldare in un lampo le cambiali della 600 o del frigorifero.
Scrive sempre Veronese, ma in un altro pezzo
Questa era la matricola che rilasciava la ricevitoria,
tutto fatto manualmente.
La storia del Totocalcio si può anche riassumere così. Nel 1977 il primo miliardario: al concorso numero 19, il 31 dicembre, il vincitore si porta a casa un miliardo e 185 mila lire. Nel 1993 la massima vincita di tutti i tempi: cinque miliardi e mezzo di lire (per l’esattezza: 5.549.749.000) vinte da tre schedine giocate a Crema, Patti Marina (Messina) e in un autogrill sulla Napoli-Salerno. È il concorso numero 13, numero fortunato, del 7 novembre. Il 24 agosto 2003 la “domenica nera” del Totocalcio, il premio più basso della sua storia. Quasi cinquantacinquemila “14”, due euro di premio ciascuno. Certo, era una domenica molto particolare, c’era stato lo sciopero del calcio, i risultati decisi a tavolino. Eppure quel risultato è suonato come la campana dell’ultimoIl pezzo di Veronese ha qualche anno, i dati attuali sono ancora più sconfortanti. La crisi del Totocalcio è nera, e non lo è da oggi. Si legge di una flessione proseguita nei primi anni ‘00, e iniziata ancora prima. I motivi? Tanti. Ne scrisse Fulvio Bianchi su Spy Calcio, tenete conto che il pezzo risale al 2005, già allora, sei anni fa, la crisi era nera
nel 1998 la raccolta complessiva dei concorsi del calcio arrivava a un miliardo 689 mila euro (oltre 3300 miliardi delle vecchie lire).E oggi? Meglio non pensarci: nei primi 4 mesi del 2011 la buona vecchia schedina ha raccolto 22,8 milioni, un -26,8 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente, quando si era assestata a 31,2 milioni.
Da allora, un miliardo di euro nel ‘99 poi 800 milioni nel 2000 sino ad arrivare ai 443 milioni dello scorso anno (di cui il Totocalcio aveva il 54,2%). Fra 2003 e 2004 c’è stato un calo del 10%. Me nell’ultimo trimestre, un crollo verticale: meno 30 per cento rispetto al semestre dell’anno precedente. Quando i giochi sportivi diventeranno improduttivi li chiuderanno.
Anzi, forse c’è la volontà del governo, del ministero di eliminare la schedina: non rende più, meglio Lotto e Superenalotto. Meglio le scommesse sportive. O le sale Bingo. La soglia di sopravvivenza si sta riducendo sempre più, “la fine del Totocalcio ormai è più vicina di quanto si pensi” sostengono gli esperti
Pochissimi giocano ancora al Totocalcio: troppo complicato, troppo difficile vincere - ma lì vorrei chiedere l’opinione di un esperto di statistica… - troppo allettanti, colorate e seducenti le alternative. Troppe le agenzie di scommesse, troppi i gratta e vinci dal tabaccaio, troppi gli altri modi di tentare la fortuna, primi fra tutti il Superenalotto.
E tra le colonne della schedina si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.