sabato 28 febbraio 2015

Formaggio fai da te



Latte, da solo, oppure abbinato alla panna, caglio in giusta quantità e un procedimento rigoroso seguito con cura: così anche a casa. si prepara il.....
 

Formaggio fai da te

 

 

• Fare lo yogurt in casa è una pratica abbastanza diffusa, grazie agli apparecchi che si trovano in vendita nei negozi di e-lettrodomestici e che rendono questo ti­po' di preparazione particolarmente faci­le. Anche ottenere una ricottina, o del mascarpone, oppure una fresca caciotta a pasta cruda o cotta, semplicemente in­saporita da un po' di sale, pepe e altre spezie, da consumare entro ventiquattr'ore o nel giro di quattro o cinque giorni, però, è facile e sicuramen­te divertente per chi ama sperimentare, mettersi alla prova in cu­cina e poter dire: "Questo l'ho fatto io" o anche: "So cosa c'è dentro!". Il tempo e l'attrezzatura necessari sono abba­stanza modesti e i risultati sicuri, anche dal punto di vista igienico. L'unica cosa che non bisogna aspettarsi è di rispar­miare: abbiamo calcolato, infatti, che il costo delle caciotte preparate in casa e descritte in queste pagine corrisponde più o meno a quello di formaggi simili, reperibili in commercio. Naturalmente, non è il caso di porsi traguardi troppo ambiziosi e pretendere di fare formaggi stagionati: per preparare questi, infatti, bisogna disporre di maggiori attrezza­ture e di locali adatti, con la tempera­tura e l'aria giusta. Non si può certa­mente fare affidamento sul frigorifero o sulla cantina di casa.

L'ingrediente di base per la preparazione del formaggio è naturalmente il latte, fresco. Tutte le ricette qui indicate so­no state realizzate con latte fre­sco intero, pastorizzato, del tipo
che comunemente si usa in famiglia. Il latte pastorizzato assicura l'igiene del prodotto finito. Se si ricorre a latte che non ha subito alcun trattamento e, quin­di, non offre garanzie igieni che, è neces­sario provvedere a sterilizzarlo facendolo bollire preventivamente per qualche mi­nuto e poi raffreddandolo. Per ottenere il coagulo detto cagliata, poi, è indispensa­bile procurarsi il caglio, (o presame), un prodotto enzimatico che viene estratto dagli abomasi dei vitellini o, per for­maggi particolari, anche da quelli di a-gnelli e capretti. Si trova in commercio presso i Consorzi Agrari, liquido, in pa­sta o in polvere. Per le ricette illustrate è stato utilizzato quello liquido, facile da dosare e da conservare. Riposto ben tappato, in frigorifero (e, quindi, al buio) a 4° C, resta attivo a lungo.

II controllo della temperatura è fondamentale per la buona riusci­ta del prodotto. Come si può osservare nella se­quenza qui sotto, infatti, prima dell'aggiunta di eventuali fermenti e del ca­glio, il latte va portato a una temperatura precisa, 85°, e poi raffred­dato, sempre secondo valori altrettanto rigorosi: a 35° (è ammessa una tolleranza di un grado in più o in meno, ma non ol­tre). Questa temperatura, inoltre, va con­servata per parecchio tempo, anche du­rante le operazioni di rottura della ca­gliata, eventualmente riaccendendo per pochi istanti il fornello sotto la  pentola del latte. Disporre di un termometro di precisione, quindi, è molto importante. Quello elettro­nico, utilizzato nella nostra cucina speri­mentale, è par­ticolarmente pratico perché permette di leggere sul suo indicatore digitale la tem­peratura di quanto c'è nella pentola an­che quando questa è coperta, come ri­chiede, in realtà, questo procedimento.

Per assicurare un prodotto finale sano, adatto anche ai bambini, è indispensabile lavorare in ottime condizioni igieniche e servirsi sempre di utensili puliti e sterili. A parte il termometro, non ne occorrono altri particolari: l'attrezzatura di una normale cucina comprende sicuramente una pentola in acciaio inossidabile nella quale far scaldare e cagliare il latte, una bilancia o una brocca graduata per misurarlo, una spatola per rompere la cagliata e un mestolo forato per trasferirla dalla pen­tola alla forma. Per sgrondarla, ovvero per far uscire fino all'ultima goccia il siero che si stacca dalla parte solida, occor­re un pezzo di tessuto rado. Un vecchio tovagliolo bianco di cotone oppure di li­no un po' liso e, ovviamente, fresco di bucato può servire allo scopo. Infine, oc­corrono uno o due cestini nei quale dare forma alle caciottine (usando tre litri di latte, se ne ottengono due). Si possono usare cestini di vimini, da utilizzare so­lamente per questo scopo. In proposito, è interessante ricordare che certi formaggi freschi, soprattutto prodotti con latte di pecora o di capra, vengono chiamati giuncate proprio per­ché, almeno in origine, venivano messi a maturare in forma entro piccoli cesti di giunco o vimine. L'unico inconvenien­te dei cestini può essere la difficoltà di sterilizzarli bene dopo l'uso e perciò, tutto sommato, sembra più pratico ricorre­re a contenitori traforati, di plastica. Si possono trovare in qualche negozio di at­trezzature per la casa o anche tenere da parte quando si acquistano formaggi e ricottine fresche che vengo­no venduti confezionati in cestini del genere. Solo per fare lo yogurt può essere co­modo, anche se non indispensabile, mu­nirsi di un piccolo elettrodomestico, la yogurtiera. Tuttavia, se si dispone di una fonte di calore blando e co­stante, ci si può organizzare, prepa­randolo anche senza. Occorrono, naturalmente, i fermenti lattici liofi­lizzati che si acquistano in farmacia. Anche per lo yogurt è meglio partire da latte pastorizzato per evitare di dover­lo sterilizzare prima dell'uso. Una volta apprese le tecniche di base, sarà divertente sperimentare e provare a produrre altre specialità. Si può prepara­ re il mascarpone, per esempio, seguendo
la ricetta per la caciotta fresca, ma sosti­tuendo il latte con altrettanta panna,più un grammo di acido citrico. Atten­
zione anche alla rottura della ca­gliata: più è fine, più siero si elimina e più duro sarà il formaggio che si ottie­ne. Si possono anche stu­diare   aromatizzazioni per formaggio e yogurt, da aggiungere al prodotto finito.

 


 
 
1 Riscaldare il latte, intero e pastorizzato, fino a 85°, quindi, mescolandolo piano, riportarlo a 35°. Eventualmente, per accelerare, raffreddarlo a bagnomaria.


 

 

 
2 Sempre mescolando, aggiungere il caglio (altri fermenti vanno uniti, invece, prima). Coprire e lasciar cagliare, sempre a 35°, senza toccare, per circa 45 minuti.
3 Con una spatola, rompere grossolanamente la cagliata, per favorire la fuoruscita del siero che si forma. Coprire

e lasciare così,a 35° per altri 30-45'
4 Ancora con una spatola piatta, rompere di nuovo la cagliata, questa volta a pezzi più piccoli. Ricoprire e aspettare altri 30', sempre a 35° di temperatura


 

 

 
 
5  Rivestire una ciotola con un pezzo di tela a trama grossa; trasferirvi la cagliata con un mestolo forato per una prima sgrondatura del siero che si è formato.

 

 

 

 
6 Prendere la tela per le cocche e stringere, in modo da far colare via la maggior quantità di siero possibile.

 

 

 
 
 
 
7 Togliere la cagliata, dalla tela, utilizzando il mestolo forato. e trasferirla in un cestino, pure forato, per dare

al formaggi la sua forma e per una breve maturazione.

 

 
   
 8 Dopo aver lasciato riposare il formaggio in frigorifero (o comunque a non più di 8-f 0°) per le ore prescritte, sformarlo e premerlo con il fondo del cestino, per decorarlo.

 

 

 

9 Rimettere la forma nel cestino, pressata sotto un peso, e lasciarla riposare, al fresco, per altre 12 ore circa.

 


 

 
 
 
10 Strofinare con il sale (in alternativa, immergere in salamoia) e lasciare insaporire per circa 12 ore prima di servire.

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